Biografia

Andrea Cefaly nasce a Cortale il 31 agosto 1827 da Domenico e Carolina Pigonati, napoletana di origini francesi. Nel 1838 incontra nella residenza di famiglia una comitiva di viaggiatori stranieri, salvati dal padre Domenico, notabile del paese e membro della Guardia Urbana murattiana, dall’assalto di una banda di briganti; tra questi: Arthur John Strutt che descriverà l’episodio nel suo A Pedestrian Tour in Calabria and Sicily, e Francis Wey che pubblicherà a sua volta un resoconto del viaggio. Riceve la sua prima educazione in Calabria nel collegio dove insegna e sarà arrestato nel 1839 il patriota Luigi Settembrini.

La ‘militanza’ sociale e politica contraddistingue tutta la sua attività di pittore, che si dipana in una stagione culturale e politica decisiva per la costruzione di un’identità nazionale. Giunto a Napoli intorno al 1842, dove frequenta l’Istituto di Belle Arti, il calabrese si colloca ben presto su posizioni anti-borboniche, partecipando attivamente ai moti del Quarantotto per poi combattere da garibaldino. A Napoli frequenta le lezioni del letterato Cesare Malpica e quelle accademiche di Filippo Marsigli, per poi seguire la libera scuola di pittura di Giuseppe Bonolis, uno dei primi avamposti artistici delle declinazioni del pensiero di Francesco De Sanctis. Entra a far parte della cerchia del maestro Saverio Mercadante, musicista e compositore. Stringe una lunga amicizia con Giuseppe Mancinelli, professore di disegno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, e rapporti di sincera amicizia con altri allievi con cui frequenta la sua classe, tra i quali: Saro Cucinotta, Achille Martelli, Michele Lenzi, Francesco Sagliano, Eurisio Capocci, Antonio Migliaccio, così come Michele Tedesco e Michele Cammarano che tracciano entrambi un suggestivo ricordo di quella esperienza. Ben presto Cefaly subisce il fascino della riforma naturalistica proposta da Filippo Palizzi e dal fratello Giuseppe, che già dal 1844 era a Parigi dove aveva cominciato a esporre dal 1845 a fianco della Scuola di Barbizon.

Sono poi documentati i contatti di Cefaly con la rete mazziniana. Nel 1859, all’ultima Mostra Borbonica, riscuote un indubbio successo con il dipinto La Tradita, premiato, ma oggi noto solo attraverso un’incisione di Saro Cucinotta. Dopo lo sbarco dei Mille in Calabria, Cefaly combatte da ufficiale garibaldino anche a Soveria, con altri pittori soldato, nella Divisione calabrese comandata dal generale Francesco Stocco. Sul campo garibaldino, accanto a lui è anche il fratello Raimondo, mentre la sorella Vittoria intrattiene la corrispondenza tra il fronte e il territorio. Una memoria di questi eventi è in una delle sue tele più note, la Campagna del Volturno 1° ottobre 1860. Garibaldi: sfondate quella canaglia! (nota anche come La battaglia di Capua) (1861, olio su tela, cm 133 x 211, particolare, Reggio Calabria, Pinacoteca Civica (in consegna da Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte) con la quale partecipa all’indomani dell’Unità, alla Prima Esposizione Nazionale a Firenze nel 1861, dove è schierato nella «falange napoletana», guidata da Filippo Palizzi.
Rientrato in Calabria nel decennio postunitario, il pittore si fa promotore di un Istituto artistico e letterario gratuito. Nel 1863, una perfetta trasposizione degli ideali civili perseguiti dal pittore si ritrova nel Bruto condanna a morte i suoi figli (olio su tela, cm 232 x 313, Catanzaro, MARCA - Museo delle Arti), eseguito originariamente per il Palazzo di Giustizia di Catanzaro e poi spostato nella Prefettura della stessa città, il quadro fu premiato con una medaglia d’oro della Deputazione Provinciale e con una somma in denaro che Cefaly decise di devolvere a favore degli studenti della sua scuola. Nel 1866 egli invia alla Quarta Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti in Napoli la tela Il miglior modo di viaggiare in Calabria (Napoli, Museo Civico Castelnuovo) con una dedica polemica al Ministro dei Lavori Pubblici, alludendo alle precarie condizioni della viabilità calabrese, denunciandone lo stato di abbandono e arretratezza.
Un’intonazione polemica che gli valse accese critiche e proseguita anche l’anno successivo con Il Commercio di Calabria (Catanzaro, Banca d’Italia). Nel 1875 ricopre la carica di deputato nel Parlamento del Regno d’Italia (1875-1880), evento che lo persuade a rientrare a Napoli per partecipare nuovamente al dibattito artistico. È eletto Presidente del Congresso artistico di pittura nell’Esposizione nazionale del 1877 e segue da vicino le vicende che animano la nascita del Museo Artistico Industriale. Dopo aver partecipato al fermento espositivo nazionale e internazionale (Vienna 1873, Napoli 1877, Parigi 1878, Melbourne 1880, Roma 1883, Torino 1884), così come a quello garantito dalle Promotrici Napoletane, decide di abbandonare definitivamente la città per ritirarsi nel paese d’origine. A Catanzaro, in Palazzo Serravalle, lavora in un cantiere decorativo insieme ai pittori fiorenti Enrico e Federico Andreotti. È affascinato dall’ideologia del progresso e dalla storia americana.
Intrattiene un lungo rapporto con Francesco Florimo e il Conservatorio napoletano di San Pietro a Majella. Camillo Boito scrive l’introduzione ai suoi Pensieri artistici (1890).
L’ultima fase della vita artistica di Cefaly è tutta ripiegata nel palazzo di famiglia, lì dove si trovano il suo archivio, la sua biblioteca, i suoi scritti, in uno stato di drammatico abbandono. È lì, sul soffitto, che dipinge l’Apparizione di Beatrice a Dante, per il matrimonio del figlio Raimondo, l’8 marzo 1900. Gli ultimi anni sembrano contraddistinti da una forte disillusione sul piano politico, in cui riaffiora un socialismo umanitario affine alle idee di Tolstoj. Un’ultima foto storica (1906 ca.) lo ritrae nel suo atelier, nel Palazzo di Cortale, insieme al nipote Andrea junior. Muore a Cortale il 3 aprile 1907. Nel 1912, nel Salone del Palazzo Municipale di Catanzaro, si apre la Prima Mostra d’Arte Calabrese dedicata alla pittura dell’Ottocento. L’evento realizzato da un giovane Alfonso Frangipane, coincideva con le celebrazioni in onore di Andrea Cefaly. A quell’occasione si deve la collocazione nella villa comunale del busto ritratto dell’artista eseguito dallo scultore Francesco Jerace che ancora oggi testimonia il ruolo di Cefaly tra le personalità del Risorgimento meridionale (Maria Saveria Ruga).